Sunday, 11 January 2009

The return of the emigrant, Part III: The ugly

Part I - Part II

Testo italiano in fondo

Well, things got really ugly once I actually landed at the airport. I feel rather wary writing this post - maybe I'm being paranoid, but I'm over-conscious of writing anything about my employer, or my experience at the airport, which could be misconstrued or somehow used against me. I can always email you more details if you really want!

At passport control, I was asked by the security officer to follow him to the little room, where I was ushered in with my papers in a file labelled 'code red'. No information was given me as to the reason for this, nor was I told anything for the next half hour or so I was there. This, I assure you, was Not Fun. In fact, it was pretty horrible - I felt very confused and powerless (compounded by the jet lag of course, and the fact that I'd been awake for far too many hours at that point), it's really very unpleasant not to know what's going on, apart from the fact that one possible outcome of the situation is being denied entry into the country.

I would like to say I was cool and calm and collected and stoical. I was not. I was petrified. I just about exerted myself enough to prevent myself from crying - which I was on the verge of doing, just out of frustration and fear - and also hyperventilating and having a panic attack - because I thought this would not really help my case.

Eventually the problem emerged: my employer was supposed to update my visa records to confirm that I had started work there in October, and they hadn't done so, so this mismatch had triggered the alert. Once I knew what the problem was I felt a lot, lot better - I mean, I felt boiling rage towards their incompetence, but at least it was an objective problem with a simple solution - unlike, say, the guy sat next to me who had a similar name to someone on the FBI watchlist and had no idea how things were going to pan out for him.

Luckily, luckily, luckily this all happened in the early afternoon on a weekday - so it was trivial for the immigration officer to phone the relevant person at my place of employment and get the necessary go ahead from him. In fact, I will even go out on a limb here and say that the particular officer who was dealing with me was rather human, and not scary or aggressive - and actually when he understood the problem, he was even sympathetic towards my case and agreed that I had been somewhat ill-treated by said employer.

So the whole thing took just under an hour, and I was let go - rather badly shaken up, especially as I thought about what could have happened had it not been 3 o'clock on a Monday afternoon, but, say, Sunday evening. I had a simple problem, and a well-known employer, and am a European citizen, and I speak and understand English well. And I was, quite frankly, sh*****g myself - pardon the expression. I cannot begin to imagine what it feels like for people for whom these conditions do not hold. I hasten to add that I'm sure that similar nerve-wracking situations occur across the world, not just here - but that doesn't make them any more justifiable or less unsettling.

We live in a scary world.

But don't let that put you off visiting me!


Dunque, le cose sono diventate davvero brutte una volta atterrata all'aeroporto. Esito un po' a scrivere questo post - forse sono paranoica, ma sono iper-sensibile quando si tratta di scrivere del mio datore di lavoro, o dell'esperienza all'aeroporto, come se potesse essere misinterpretata o in qualche modo usata contro di me. Se poi volete altri dettagli posso sempre fornirli via email!

Al controllo passaporti, la guardia mi chiede di seguirlo nella stanzetta, dove mi porta con le mie carte messe nella cartellina da 'codice rosso'. Non mi danno nessuna spiegazione per questo, ne' mi dicono niente per la prima mezz'ora circa che ero li. Questo, vi assicuro, non e' per niente divertente. Anzi, diciamo pure che e' stato abbastanza orribile - mi sentivo molto confusa e impotente (aggravato anche dal jet lag, e dal fatto che a quel punto ero sveglia da fin troppe ore), e' veramente molto brutto non sapere cosa stia succedendo, e sapere solo che uno dei possibili esiti della situazione e' essere rifiutata l'ingresso nel paese.

Mi piacerebbe poter dire che ero calma e tranquilla e stoica. Ma non lo ero. Ero terrorizzata. Sono giusto riuscita a sforzarmi di non piangere - ero sull'orlo delle lacrime per la frustrazione e la paura - e anche di non iperventilare e avere un attacco di panico - perche' ho pensato che questo non avrebbe molto giovato alla situazione.

Alla fine e' emerso il problema: il mio datore di lavoro avrebbe dovuto aggiornare i dati relativi al mio visto per confermare che avevo cominciato a lavorare la' ad Ottobre, ma non l'aveva fatto, e questa discrepanza ha fatto scattare l'allarme. Una volta capito il problema mi sono sentita molto, molto meglio - a parte l'ira funesta nei confronti della loro incompetenza, almeno era un problema obiettivo con una soluzione semplice - a differenza, per esempio, del tipo seduto accanto a me che aveva un nome simile a quello di una lista dei sospettati dell'FBI e non aveva idea di come si sarebbe risolta la sua situazione.

Per fortuna, per fortuna, per fortuna tutto cio' e' accaduto nel primo pomeriggio in un giorno lavorativo - quindi e' stato banale per la guardia telefonare la persona adatta al mio posto di lavoro e avere il via libera da lui. Anzi, voglio esagerare e dire pure che questo particolare ufficiale che ha gestito la mia pratica era abbastanza umano, e non aggressivo ne' spaventoso - e addirittura quando ha capito il problema, era pure solidale con me e d'accordo nel concludere che il mio datore di lavoro mi aveva combinato un bel casino.

Il tutto e' durato poco meno di un'ora, e poi mi hanno lasciato andare - piuttosto traumatizzata, soprattutto al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere se non fossero state le tre del pomeriggio di un lunedi ma, per esempio, domenica sera. Io avevo un problema semplice, e un datore di lavoro conosciuto, e sono una cittadina europea, e parlo e capisco bene l'inglese. E, sinceramente, mi stavo c******o sotto, scusate l'espressione. Non posso neanche cominciare a immaginare come si sentano quelli per qui queste condizioni non valgono. Mi affretto ad aggiungere che sono sicura che simili situazioni angoscianti succedono in tutto il mondo, non solo qui - ma questo non le giustifica ne' le rende meno spiacevoli.

We live in a scary world.

Ma questo non vi deve far passare la voglia di venirmi a trovare!

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